Dalle origini ai primi del Novecento

La storia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania, a meno di quella dell’Università di Napoli, è la più antica del Mezzogiorno d’Italia. La fondazione di un corso ufficiale di studi medici, in concomitanza con quella dello Studium Generale costituito a Catania nel 1434 (placet di Alfonso d’Aragona il Magnanimo), a cui fece seguito la bolla di papa Eugenio IV dell’aprile 1444, rientra nel quadro della vicenda storica della Sicilia del Quattrocento, alla conclusione della lunga ed aspra guerra angioino-aragonese per il dominio dell’isola. Con l’istituzione dell’Università veniva restituito a Catania il prestigio perduto con l’allontanamento della corte reale. Accanto ai due saperi teologico e giurisprudenziale, nel progetto regio fu associata una terza facoltà in Arti e Medicina (facoltà medica che conferiva lauree in Medicina soltanto, o preferibilmente in Arti e Medicina, o in Chirurgia, quest’ultima considerata a lungo un’arte manuale) che aspirava a fornire la qualificazione necessaria per l’esercizio legale dell’arte lunga, cioè di quella preposta alla salvaguardia della salute. Le lezioni agli studenti erano tenute in una prima struttura didattica costituita da botteghe concesse in affitto dalla chiesa Cattedrale della città, in piazza Duomo, dominio del vescovo-cancelliere, garante e presidente della nuova istituzione universitaria. Furono tenute poi in edifici privati e, infine, in locali posti all’inizio della strada della Luminaria (futura via Etnea) e nell’ospedale San Marco che in essa prospettava, fondato nel piano della Fiera Lunare negli anni 1373-1391, dove rimarranno fino al 1684. La pratica ospedaliera si svolgeva al primo piano dello stesso ospedale San Marco. Lo studio delle discipline mediche veniva effettuato in gran parte sui trattati di Ippocrate, Celso, Galeno, Avicenna e Razis. Al titolare della cattedra di medicina de mane(teorica), nel ‘500 fu affidata la carica di protomedico per il territorio di Catania, Aci e Mascali. Dopo l’horribilis terremoto del 1693, lo scenario dei luoghi dell’insegnamento della medicina cambiò. Nicolò Tezzano, protomedico locale, professore di medicina de mane ed aristocratico filantropo, offrì alla città una nuova struttura ospedaliera di ricovero e di studio, il palazzo Tezzano, dove risorse più grande l’ospedale San Marco la cui funzione durerà fino agli anni ’80 del XIX secolo.

Per oltre duecento anni dalla fondazione, i lettori, di nomina viceregia su proposta di una commissione elettorale, possedevano un affidamento di durata annuale, fino al 1679, al tempo in cui furono indetti i concorsi pubblici e la nomina divenne triennale. Costituivano un Collegio che, nel caso di Medicina, si chiamava CollegiumArtium et Medicinae e comprendeva anche i dottori in filosofia che insegnavano quella disciplina nella Facoltà medica. Le cattedre attivate erano: logica, filosofia de mane, filosofia de sero (pratica), medicina de mane, medicina de sero, chirurgia. La prima notizia certa di un lettore di chirurgia sia ha nel 1465 (Antonio Iuveni doctor). A quel tempo, nell’arco di duecento anni, tra il 1571 ed il 1779, conseguirono la laurea 1.649 studenti. Tra i lettori di medicina de mane più rappresentativi possiamo ricordare Enrico Campixano (1445-1460), Lorenzo Bolano (1585-1597; 1606-1612), Michele Catanuto (1682-1684), Nicolò Tezzano (1691-1729), Agostino Giuffrida (1740-1754; 1769-1774); tra i lettori di medicina de sero vanno annoverati Eustachio Li Perni (1549-1552), Andrea Viglia (1587-1595; 1608-1612), Andrea Lucca (1615-1631), Girolamo Gullo(1659-1679). Tra i lettori di chirurgia, possiamo ricordare Antonio Barbuto (1548-1563), Antonio Cammari (1578-1608), Domenico Longobardo (1728-1755).

Passando attraverso varie riforme dello Statuto originario del 1449, gli studi universitari di Medicina (riforma Colonna del 1579 per un corso di 5 anni di studio; riforma del Conte di Santo Stefano del 1679 per un corso di 3 anni di studio) furono abbondantemente ridefiniti ed ampliati dalle Istruzioni reali del 1779. Quella riforma borbonica lasciò ancora la direzione degli studi nelle mani delle autorità ecclesiastiche e del patriziato cittadino, indirizzo che fu modificato radicalmente in senso laico, prima nel 1840 (Regolamenti per le tre università di Sicilia) e poi nel 1860, poco dopo l’Unità d’Italia (istituzione del corso di studi medici della durata di 6 anni). La riforma del 1779 inseriva nel piano di studi l’anatomia, la chirurgia e ostetricia, la botanica e la materia medica (studio dei farmaci), la fisiologia e igiene, oltre a discipline come matematica sublime, metafisica, fisica sperimentale, le cui lezioni teoriche erano tenute da professori titolari di cattedra, loro sostituti o da interini nel Palazzo Universitario. Con il successivo regolamento del 1840, le cattedre della Facoltà furono portate a dodici, introducendo la medicina legale, la clinica medica, la clinica oftalmica, la clinica chirurgica. Tra i numerosi maestri del primo Ottocento, che rivestirono anche ruoli politico-sociali rilevanti nella vita catanese, troviamo gli anatomici Sebastiano Bianchi (1788-1835) e Giovanni Reguleas (1839-1855), il chirurgo e ostetrico Euplio Reina (1839-1877), i medici Antonino Di Giacomo (1818-1850) e Francesco Fulci (1818-1860), il fisiologo Michele Fallica (1820-1860).

Il progetto e l’apertura dell’Ospedale Santa Marta risalgono agli anni 1755-1760. I fondatori (il sac. Pietro Finocchiaro ed i suoi coadiutori), basandosi solo sulla carità cristiana, intesero prestare cura di ogni sorta ai malati chirurgici indigenti. Nel nuovo ospedale si attestarono subito gli insegnamenti universitari di chirurgia, per l’attività clinica e didattica, e successivamente di oftalmologia (1841), venendo incontro ai pressanti bisogni di salute di un territorio urbano e di una popolazione in espansione. Morto Euplio Reina, l’insegnamento della chirurgia passò nelle mani salde di Gesualdo Clementi (1878-1923) prima e di Giuseppe Muscatello (1923-1937) poi.

Tra i maestri del secondo Ottocento ed oltre che hanno operato all’Ospedale San Marco, nelle cliniche del nuovo Ospedale Vittorio Emanuele II, inaugurato e potenziato alla fine dell’Ottocento, e negli Istituti del Palazzo (1885-1888; 1904-1905) intitolato a G.F. Ingrassia, attiguo al monastero dei Benedettini, annoveriamo gli anatomici Salvatore Nicolosi Tirizzi (1855-1881), Francesco Bertè (1881-1895), Rutilio Staderini (1895-1918), Gaetano Cutore (1926-1939), l’igienista Eugenio Di Mattei (1889-1934), il medico legale Domenico Mirto (1909-1922), l’anatomo patologo Angelo Petrone (1885-1920), i patologi e clinici medici Salvatore Tomaselli (1871-1906), Raimondo Feletti (1887-1927) e Maurizio Ascoli (1910-1929). Nel 1873 fu finalmente aperta una Clinica ostetrica universitaria presso il convento di Sant’Agata la Vetere, con la relativa cattedra assegnata per breve tempo al prof. Potito Col Bene da Modena, rimanendovi fino al 1905 per far posto alla Clinica dermosifilopatica del prof. Rocco De Luca (1895-1923).

Il Reclusorio del Santo Bambino, istituito nel 1786, aprì le porte all’incremento dell’assistenza e dell’insegnamento specialistico per gli studenti di Medicina solo nel 1913 e successivamente nel 1969, ospitando l’Istituto di Patologia ostetrica e ginecologica diretto dal prof. Italo Panella (1967-198??), che affiancava l’Istituto di Clinica ostetrica e ginecologica diretto dal prof. Mario B. Cetroni (1949-1970) all’interno dell’Ospedale Vittorio Emanuele II.

Alla fine dell’Ottocento, la nascita di nuove discipline portò alla ricerca e all’espansione dei luoghi di assistenza specialistica. Nell’Ospizio municipale di mendicità (Albergo dei poveri accattoni di ambo i sessi che ospitava cronici e dementi) e Ospedale di Santa Maria di Gesù (il Garibaldi) si colmò il vuoto didattico delle nascenti discipline psichiatriche mentre quello istituzionale fu riempito dalla nuova cattedra di Psichiatria, ricoperta da Giuseppe D’Abundo (1894-1923), e dalla fondazione della Clinica delle malattie nervose e mentali, prima al Vittorio Emanuele (1903), poi all’Ospedale Garibaldi, diventato Istituto di cura, in nuovi locali (1914). Nella storia di quella Clinica una impronta di grande rilievo è stata lasciata da Vito Maria Buscaino (1927-1944). Lo stesso luogo di cura accolse anche le discipline otorinolaringoiatriche a lungo esercitate ed insegnate da Salvatore Citelli (1906-1947).

L’idea di fondare altri Istituti preclinici come quelli di Fisiologia, Zoologia, Anatomia comparata e Chimica generale da allocare in altra sede fuori del Palazzo centrale, e quella di un Policlinico annesso all’Ospedale Vittorio Emanuele prese corpo nei primi anni del Novecento. Solo tra il 1918 ed il 1924 si aprirono le porte dei nuovi Istituti biologici di via Androne dove lavorarono il Prof. Giambattista Ughetti (1882-1927) per la patologia generale, Antonino Clementi (1927-1958) per la fisiologia sperimentale e la chimica biologica, succeduto ad Andrea Capparelli (1883-1921), il prof. Filippo Foderà (1909-1935) per la materia medica e farmacologia sperimentale, succeduto ad Antonio Curci (1888-1909). I nuovi padiglioni della clinica chirurgica, della clinica medica in cui insegnarono i capiscuola Giovanni Di Gluglielmo (1931-1938) e Luigi Condorelli (1938-1951), e della clinica ostetrica e ginecologica furono realizzati all’interno del Vittorio Emanuele tre decenni dopo; più fortunata la clinica pediatrica (Padiglione Costanza Gravina), diretta da Antonino Longo (1913-1943), inaugurata dal re d’Italia nell’aprile 1922.

a cura del prof. Alberghina

  1. M. Alberghina (a cura di), Medici e Medicina a Catania, Dal Quattrocento ai primi del Nocecento, G. Maimone editore, 2001
  2. A. Coco, A. Longhitano, S. Raffaele, La facoltà di Medicina e l’Università di Catania, a cura di A. Coco, Giunti Gruppo editoriale, 2000
  3. S. Di Leo, S. Maresca, L’insegnamento della Ostetricia e della Ginecologia nell’Ateneo catanese, G. Maimone editore, 1987
  4. S. Maresca, L’insegnamento dell’anatomia nello “Studio” catanese, Catania 1996
  5. G. Reitano, Medici e chirurghi universitari nei primi 100 anni di vita dell’Accademia. In: L’Accademia Gioenia, 180 anni di cultura scientifica (1824-2004), a cura di M. Alberghina, G. Maimone editore, Catania 2005
  6. S. Di Leo, Cinquecento anni di chirurgia a Catania. Sintesi storica attraverso i suoi uomini migliori. In: Medici e Medicina a Catania, Dal Quattrocento ai primi del Novecento, a cura di M. Alberghina, G. Maimone editore, 2001
Ultima modifica: 
08/05/2019 - 13:42